Progetto per la creazione di comunità del cibo e dell’energia affiliate a Slow Food e Terra Madre con recupero socio professionale di giovani Italiani e Africani
Energia, acqua e cibo sono legate da un nesso inscindibile. In molte aree del pianeta la mancanza di energia comporta anche una mancanza di acqua e quindi di cibo. Questo ha come conseguenze la desertificazione non solo territoriale ma anche umana di aree sempre più grandi e l’aumento di quei processi migratori che costituiscono un problema non solo per i territori di destinazione ma anche per quelli di provenienza. Alla base dell’emigrazione dall’Africa sono condizioni di vita precarie, la non disponibilità di cibo, dovuta alla mancanza d’acqua a sua volta conseguente alla mancanza di una energia accessibile come l’energia rinnovabile con la quale attivare le pompe per l’estrazione dell’acqua e per la sua utilizzazione sia potabile che per l’irrigazione delle coltivazioni. Ecco dunque che se si riuscisse a risolvere il problema energetico si risolverebbe a cascata anche quello della disponibilità di acqua e di cibo. Naturalmente l’energia a cui facciamo riferimento non è l’energia fossile ma è l’energia rinnovabile di derivazione solare, che è gratuita, abbondante e disponibile. Basta dotarsi dei necessari impianti di trasformazione solari e eolici e di sistemi di accumulo con l’idrogeno.
Questo è proprio quello che ci si prefigge di fare il Progetto “Figli di Annibale”, proposto dagli studenti della Pontificia Università Antonianum, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, lo Slow Food Internazionale, Terra Madre e il CETRI-TIRES, (Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale).
“Figli di Annibale” è una celebre canzone degli Almamegretta che ci ricorda che Italiani e Africani sono legati da storia e tradizioni comuni, e sono abituati da secoli a collaborare per far fronte in alle sfide della regione mediterranea che li ospita.
Si tratta di un progetto sperimentale che mira a utilizzare tecnologie energetiche rinnovabili (principalmente fotovoltaico e eolico, e idrogeno per lo stoccaggio) per aspirare le acque di falda e pomparle in superficie in modo da irrigare terre rese sterili dalla disidratazione e dai processi di desertificazione innescati dal cambiamento climatico e dal riscaldamento globale e renderle coltivabili. L’obiettivo è quello di rinnovare il settore agricolo africano attraverso l’istallazione di infrastrutture per lo sfruttamento dell’energia del sole in modo da creare delle oasi alimentari basate sull’energia rinnovabile .
Il progetto prevede che gli impianti vengano progettati e realizzati da imprese locali che potranno poi continuare a lavorare in questo settore moltiplicando le opportunità di rendere coltivabili i territori africani e la produzione alimentare a disposizione delle popolazioni locali, combattendo due delle cause principali dell’emigrazione, ossia la mancanza di cibo e la mancanza di lavoro.
In conclusione il progetto “Figli di Annibale” si basa su un modello energetico di Terza Rivoluzione Industriale conforme ai principi dell’Ecologia Integrale proposta da Papa Francesco nella sua Enciclica “LAUDATO SI’”, che crea lavoro alimentando le popolazioni locali e generando crescita economica locale e un nuovo protagonismo energetico per le imprese del territorio e gli enti locali. Si tratta infatti di un modello energetico ad alta intensità di lavoro, che contribuisce a combattere la disoccupazione e la crisi alimentare offrendo cibo alle popolazioni locali e creando occupazione stabile e qualificata, con le Comunità del cibo e dell’Energia. Riassumendo, “Figli di Annibale” offre i seguenti vantaggi :
- stimola l’utilizzo delle energie rinnovabili, dando un contributo alla sfida ambientale e climatica;
- migliora o rende disponibili sistemi di irrigazione, l’utilizzo del suolo e delle sementi e crea nuove filiere di produzione e vendita;
- offre un nuovo slancio all’attività agricola di stampo locale e tradizionale, incoraggiando gli investitori e i fondi di sviluppo internazionali a investire in imprese locali, agricoltura famigliare e di comunità, contribuendo a liberare le popolazioni locali da uno dei principali problemi che le costringono alla fuga;
- genera nuovi posti di lavoro qualificati sia nel settore energetico che in quello alimentare e agricolo;
- trasferisce conoscenze tecniche e know-how a giovani immigrati africani e giovani disoccupati/sottoccupati italiani, garantendo loro un inserimento lavorativo nell’energia rinnovabile e nell’agricoltura di qualità;
- favorisce una nuova forma di agri turismo “a emissioni zero”.
Per approfondimenti contattare il presidente Angelo Consoli o componenti del comitato scientifico: comitatoscientifico@cetri-tires.eu