È dedicato a Bioeconomia ed Economia Circolare e affidato alla guida di Vincenza Faraco, il nuovo nato trai dipartimenti del CETRI-TIRES, il centro studi fondato nel 2009 in Europa con esperti in vari settori delle scienze economiche, tecniche e sociali, che condividono la visione di un nuovo modello energetico distribuito, interattivo e democratico del prof. Jeremy Rifkin sulla Terza Rivoluzione Industriale.
Istituito il 19 marzo 2024, questo nuovo dipartimento permetterà di ampliare ulteriormente le attività del centro -che, in Italia, sono condotte dal presidente Angelo Consoli e dal coordinatore generale Antonio Rancati.
Al timone del dipartimento Vincenza Faraco – docente di Chimica e Biotecnologie delle Fermentazioni dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, coordinatrice della task force in BioEconomia Circolare dell’ateneo federiciano e fondatrice dell’associazione CIAK SI SCIENZA, che, in questa intervista, racconta quali sono le ragioni della nascita e le ricadute dell’iniziativa.
Da cosa nasce la proposta di istituire al CETRI-TIRES un tavolo tecnico dedicato all’economia circolare e alla bioeconomia?
L’iniziativa nasce in considerazione dell’importanza dell’economia circolare come nuovo e indispensabile modello economico da attuare per raggiungere la conversione ecologica, in accordo alle recenti misure e azioni della Commissione Europea.
L’incalzante consumo di materia prima ce ne ha fatto registrare l’esaurimento lo scorso anno già il 2 agosto (Earth Overshoot Day 2023, Global Footprint Network) rispetto all’Overshoot day del 1973, quando cadeva il 3 dicembre e sforavamo quindi di pochi giorni il nostro budget annuale.
Questo è il risultato di un modello economico prevalentemente lineare che si è affermato a partire dalla Prima Rivoluzione Industriale, con il passaggio da homo faber a homo capitalisticus. Questo modello economico che si basa sul “Prendi, Produci, Usa, Getta” è perciò caratterizzato da un’alta incidenza sull’ambiente e deve essere urgentemente sostituito dal Modello economico circolare “Use less, use longer, use again and make clean” (Circle Economy).
Questo nuovo sistema Cradle to cradle, in alternativa a Cradle to grave, rappresenta il tentativo ultimo e più avanzato di realizzare una riconciliazione delle attività umane con l’ambiente. L’economia globale è ora circolare solo per il 7,2%, e la situazione sta peggiorando di anno in anno (nel 2018 era il 9,1%), a causa dell’aumento dell’estrazione e utilizzo dei materiali che genera un enorme Gap di Circolarità: il pianeta si basa quasi esclusivamente su materiali vergini (Circularity Gap Report -CGR- 2023 del Circle Economy).
Un’economia circolare globale ci consentirà di soddisfare i bisogni delle persone con solo il 70% dei materiali che ora estraiamo e utilizziamo, riportando l’attività umana entro i limiti di sicurezza del pianeta (CGR 2023).
Oltre a fornire una strada per invertire la rotta della modalità consumistica dei paesi più ricchi, l’economia circolare è anche la soluzione per la decarbonizzazione.Questo perché l’estrazione e la trasformazione dei materiali sono anche all’origine del 70 % delle emissioni totali di gas a effetto serra (CGR 2021).
Ma gli impatti vanno ben oltre le emissioni. L’estrazione e l’uso dei materiali causano oltre il 90% della perdita totale di biodiversità globale e dello stress idrico. Perciò la transizione ecologica richiede una transizione circolare, che infatti rappresenta un anello chiave del Green Deal, secondo il nuovo Piano di azione per l’economia circolare (COM/2020/98).
Un ruolo cruciale in questo contesto viene assunto dalla bioeconomia, intesa come “la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei rifiuti della loro produzione in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergia” (European Commission, “Europe’s Bioeconomy Strategy”, Brussels, 2018). L’utilizzo di materie prime di natura bio-based (biologiche e rinnovabili) consente, infatti, di ridurre l’utilizzo di risorse non rinnovabili, garantendo una maggiore efficienza e la sostenibilità delle filiere.
L’importanza della bioeconomia viene anche riconosciuta dalla Commissione Europea, che, nella Comunicazione del 20 marzo 2024 “Commission takes action to boost biotechnology and biomanufacturing in the EU”, ha individuato otto azioni per rafforzarla.
Qual è l’importanza dei temi della Bioeconomia e dell’Economia circolare per il mercato e per le aziende?
L’applicazione dei principi dell’economia circolare potrebbe creare un aumento del PIL dell’UE di un 0,5 % entro il 2030, creando circa 700.000 nuovi posti di lavoro (Cambridge Econometrics, Trinomics e ICF (2018), Impacts of circular economy policies on the labour market).
Ne deriverebbero vantaggi anche per le imprese. Considerando, ad esempio, quelle del settore manifatturiero, che in UE destinano in media circa il 40 % della spesa all’acquisto di materiali, con i modelli a ciclo chiuso avrebbero un aumento della loro redditività, e allo stesso tempo verrebbero protetti nel contempo dalle fluttuazioni dei prezzi delle risorse.
Secondo l’ultimo Rapporto sull’economia circolare in Italia, elaborato dal Circular economy network in collaborazione con Enea e diffuso a maggio 2023, la circolarità dell’economia nel nostro Paese mantiene un buon posizionamento in ambito europeo, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 18,4%, che risulta più elevato della media UE. Il nostro paese ha performance migliori delle altre principali economie europee anche in termini di produttività delle risorse, con 3,2 euro generati per ogni kg di materiale consumato e di percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, pari al 72%. La sfida che tuttavia si pone ora è sia continuare a migliorare questi parametri di circolarità in altri settori sia rimontare sul fronte del tasso di utilizzo circolare dove abbiamo peggiorato le performance scendendo dal 19,5% nel 2019 al 18,4% nel 2021.
Inoltre, se, da un lato, il nostro paese primeggia nella classifica della circolarità delle cinque principali economie europee (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia), in quella sulle performance degli ultimi cinque anni perde posizioni perché altri stanno migliorando più velocemente. È pertanto fondamentale non abbassare la china ma, al contrario, impegnarsi sempre di più in un settore così strategico per la salvaguardia del pianeta e lo sviluppo economico.
Molto importante per il nostro paese è anche la bioeconomia, che, secondo il Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, redatto dal Cluster Spring e Assobiotec/Federchimica con il contributo di Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e del Centro Studi G. Tagliacarne, contribuisce per l’11% al PIL italiano. Questo studio ha rivelato anche che, nel 2022, l’insieme delle attività connesse alla Bioeconomia in Italia ha generato un output pari a 415,3 miliardi di euro, dando occupazione a circa due milioni di persone.
Come prevede di organizzare le attività del neonato tavolo?
Le attività del nuovo dipartimento saranno realizzate in sinergia con un percorso che ho, da tempo, avviato e che si avvale dei risultati e dell’esperienza che ho maturato nel settore attraverso l’ottenimento di grossi finanziamenti per progetti di ricerca industriale, su fondi diretti e indiretti della Commissione Europea e il coordinamento dei progetti coinvolgenti università, enti di ricerca ed aziende private anche internazionali.
Grazie a questo percorso, che mi ha consentito di rientrare nella lista dei migliori scienziati del mondo del 2019 e 2020, oggi lavoro per identificare le migliori innovazioni green che possano creare profitto alle aziende, proteggendo, allo stesso tempo, la salute dell’uomo e del pianeta, e le supporto nell’ottenimento di finanziamenti della Commissione Europea, principalmente nel campo dell’economia circolare e della bioeconomia.
E per valorizzare ulteriormente questi risultati e competenze, mettendoli a servizio delle aziende europee, con l’associazione CIAK SI SCIENZA mi sono, recentemente, fatta promotrice del percorso GREENMATCH per la costituzione del Laboratorio di economia circolare “Science for circular and sustainable industry”, per aiutare aziende e territori nel percorso di riconversione ecologica, attraverso l’economia circolare, partendo dalle aree più svantaggiate e aumentando le connessioni con regioni e aziende modello.
GREENMATCH nasce all’indomani dei tagli del 50% dei fondi PNRR al Sud (per un ammontare di 7.6 miliardi di euro), come iniziativa bottom up che si fa promotrice di una cooperazione tra tutti gli attori dell’ecosistema per migliorare l’avanzamento dell’economia circolare attraverso:
-il processo di trasferimento tecnologico,
-la formazione dei nuovi profili green,
-la sensibilizzazione della collettività,
-la ricerca e lo sviluppo industriale,
-il supporto alle imprese pubbliche e private per l’ottenimento dei fondi della Commissione Europea.
Obiettivi così ambiziosi sono realizzabili solo attraverso la sinergia con le altre organizzazioni, mettendo la cooperazione, la multidisciplinarietà, l’etica e l’inclusività al centro del processo, in accordo ai principi dell’empatia e del modello energetico distribuito della Terza Rivoluzione Industriale.
Non è un caso che un’attenzione particolare all’interno del nuovo tavolo verrà rivolta alla bioeconomia che promuove un nuovo rapporto uomo-natura, mettendo la vita e la natura al centro dell’economia.
Contatti:
Vincenza Faraco, Cellulare +39: 3756662968
E-mail: vfaraco.team@gmail.com
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