I punti di immersione a Pizzolungo davanti alle coste di Trapani sono molto vicini e raggiungibili in pochi minuti di navigazione. Consigliamo le pareti ricche di gorgonie e di vita e 5 relitti tra cui un aereo, due dragamine, un caicco e una nave cisterna lunga quasi 180 metri denominato PavlosV, considerato il secondo relitto più grande nel Mar Mediterraneo dopo l’Haven ad Arenzano, ma è accessibile dai subacquei brevettati di primo livello perché parte da -14mt fino ad un massimo di -35mt. La foto di copertina è stata realizzata da Simone Bellassai >>> Immersioni | Free Divers Trapani
Questo relitto, protetto dalla Sovrintendenza del Mare di Palermo, è ancora poco conosciuto, purtroppo, ma è un’immersione veramente molto semplice, alla portata di tutti e ricca di fauna e flora. Troviamo gorgonie sulle murate della nave, grandi branchi di pesce ed un gran numero di nudibranchi. Per visitarlo consigliamo di affidarsi al diving locale di Pizzolungo (TP): FREE DIVERS www.freediversitaly.it – info@freediversitaly.it

“Il Pavlos era una nave cisterna che trasportava acqua e navigava dalla Germania verso Milazzo. La nave fu costruita nel 1951 in Inghilterra. Fu nel 1967 che divenne la PAVLOS V nome dato dal suo armatore Vardinoyannis N.J., batteva bandiera greca. Lunga oltre 170 metri, larga oltre 24 e alta quasi 14 mt, con 34 uomini di equipaggio. Ecco il resoconto della sorte che tocco alla nave. Tutto ebbe inizio alle 4:25 dell’11 gennaio 1978, quando una stazione radio sarda (Capo Mannu) captò un SOS lanciato da una nave in fiamme, che si trovava a 25 miglia a Ovest di Marettimo. Radio Roma rilanciò l’SOS alla Capitaneria di Porto di Trapani, che fece partire due motovedette ed un rimorchiatore. Frattanto, però, la nave cisterna “Paulus V” (così veniva erroneamente chiamata via radio l’imbarcazione durante la segnalazione di avaria), raggiunta dalla porta containers norvegese “Admiral Nigeria”, dalla motonave “Eleonora F.” nonché da un elicottero di una nave appoggio della stessa flotta americana di istanza nel Mediterraneo. Dal canto suo Maresicilia provvede a far partire un elicottero dalla base di Catania per recuperare i naufraghi. La prima a raggiungere la nave gigante fu l’Admiral Nigeria che imbarcò 32 naufraghi, sfuggiti alle fiamme grazie alle scialuppe di salvataggio calate in tempo utile in acqua. Alcuni erano ancora in pigiama, altri scalzi, ma tutti intirizziti e terrorizzati. L’incendio, che si era sviluppato nella sala macchine a seguito di una violenta esplosione, si era propagato rapidamente a tutta la parte poppiera, costringendo l’equipaggio ad una precipitosa evacuazione. A metà strada tra Marettimo e Trapani, la motovedetta della Capitaneria di Porto incrociò la Admiral e provvide al trasbordo dei naufraghi. Per la Pavlos tutto sembrava procedere senza complicazioni.








8 suggestive immagini del relitto realizzate da Santi Cassisi
Trainata dai rimorchiatori Ciclope I e Il la nave procedeva verso il porto di Trapani con mare forza 2/3. Tra l’isola della Formica e il molo della Colombaia, si verificò a bordo una nuova esplosione: a causa del vento i focolai che nel pomeriggio precedente sembravano completamente esauriti, si erano infatti rinvigoriti. La nuova deflagrazione fece inclinare la nave. La gigantesca nave cisterna, infatti, che a Wilelmschaven aveva fatto lo “stripping” (il prosciugamento delle taniche), viaggiava scarica e con i portelloni aperti in vista dell’imbarco di combustibile che avrebbe effettuato a Milazzo. A causa dell’esplosione, l’acqua cominciò, quindi, ad invadere rapidamente i serbatoi. A questo punto, si pose il problema se trainare la nave sino in porto, ovvero ormeggiarla sul versante di tramontana, a ridosso in pratica del vento di sud-ovest. Si optò per quest’ultima soluzione e la nave venne trascinata su un basso fondale di circa 38/40 metri, sul quale si adagiò facendo perno sul “calcagno” del timone. A un miglio e mezzo dalla costa, si poteva scorgere lo scafo che emergeva per un terzo della sua lunghezza complessiva, dal ponte di comando all’estremità della prua. In pratica era sommersa per 140 dei suoi 170 metri. Ora si presentava il problema del recupero, ma più che mai quello dell’inquinamento del litorale. La Pavlos, infatti, a causa dello scoppio, stava perdendo il gasolio con un ritmo di tre tonnellate l’ora, la superficie del mare era stata ricoperta di combustibile per un raggio di cento metri. Da qui la decisione del comandante del porto, Giuseppe Francese, di far giungere un notevole quantitativo di solvente per scongiurare l’inquinamento, ma era il mare stesso a disperdere gradatamente le 15 tonnellate che complessivamente fuoriuscivano dalle falle. I giorni che seguirono furono decisivi per la sorte della nave cisterna perché il fortunale, che nel frattempo si era abbattuto sul litorale, impediva qualunque intervento. La Capitaneria stava completando la definizione del piano di rigalleggiamento, destinato a ripotare in porto la nave, dopo averla alleggerita attraverso il pompaggio dell’acqua che ne aveva invaso i serbatoi.
Il piano, però, non ebbe mai attuazione in quanto la nave si inabissò completamente, spezzandosi in due tronconi all’altezza del castello di poppa. L’immersione su questo relitto è tra le più suggestive della costa nord-occidentale della Sicilia. È anche un’immersione che può essere effettuata in un tempo relativamente lungo, in quanto buona parte dello scafo è adagiato su un fondale che degrada dai 16 ai 30 metri. Il relitto oggi si trova adagiato su un fondale sabbioso, rivolto verso la costa e in perfetto assetto di navigazione. La parte principale di questo gigante addormentato comprende la prua, con quasi tutto lo scafo centrale (oltre 100 metri di lunghezza), mentre la poppa e la sala macchine si trovano poco distanti, a circa 50/60 metri verso NW rispetto al resto del Pavlos.” (Fonte: libro RELITTI DI SICILIA – Archivi della Memoria. Melqart Communication)

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Questo relitto, protetto dalla Sovrintendenza del Mare di Palermo, è ancora poco conosciuto, purtroppo, ma è un’immersione veramente molto semplice, alla portata di tutti e ricca di fauna e flora. Troviamo gorgonie sulle murate della nave, grandi branchi di pesce ed un gran numero di nudibranchi. Per visitarlo consigliamo di affidarsi al diving locale di Pizzolungo (TP): FREE DIVERS www.freediversitaly.it – info@freediversitaly.it
