L’INTERVISTA ALL’OLIVICOLTORE PUGLIESE ANGELO GUARINI A NOVE ANNI DI DISTANZA.
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L’olivicultore pugliese Angelo Guarini
A proposito di dazi di cui si fa un gran parlare adesso che Trump ne ha fatto un tema di interesse mondiale, , il CETRI, quando il Parlamento Europeo si apprestava votare sull’accordo UE-Tunisia per l’importazione di olio di oliva senza dazi, il 10 marzo 2016, volle offrire agli europarlamentari un contributo fuori dal coro, intervistando Angelo Guarini, imprenditore agricolo Pugliese da sempre dedito alla coltivazione dell’olivo e alla produzione di olio e fondatore della FIMA, Federazione Italiana dei Movimenti Agricoli.
Intervistato da Angelo Consoli, Angelo Guarini non deluse le aspettative e quello che disse quasi dieci anni fa rimane di una attualità sorprendente, perché propose che l’UE prenda l’iniziativa per un grande piano olivicolo per tutto il Mediterraneo.
Ancora oggi è possibile ispirarsi leggendo questo dialogo fra… “Angeli” all’insegna delle idee di pace, sostenibilità e fratellanza mediterranea.
Angelo Raffaele Consoli: Possiamo dire che se l’industria olearia Pugliese è una delle colonne portanti dell’agricoltura italiana, l’olio Guarini è riconosciuto come una delle colonne portanti dell’industria olearia Pugliese. Angelo Guarini, Tu ritieni che l’accordo che si vota oggi al Parlamento Europeo sull’importazione senza dazi dell’olio tunisino possa rappresentare una minaccia per l’olio pugliese e quello meridionale in generale ?
Angelo Guarini: Assolutamente no! Sono ben altre le minacce per il nostro settore.
ARC: potresti spiegare meglio questa tua affermazione?
AG: Certamente. L’olivicultura è ormai abbandonata a se stessa. Aziende agricole centenarie con uliveti millenari che rappresentano non solo un patrimonio economico ma anche storico, culturale ed ecologico, vivono ormai a stento (come tutta l’agricoltura del resto), perchè non c’è una pianificazione economica che permetta ai nostri prodotti di essere venduti sul mercato a prezzi vantaggiosi per i produttori. Eppure l’Ulivo rappresenta la storia del Mediterraneo. Oggi bisogna smetterla di parlare di olio di oliva pugliese, italiano o tunisino. Questa è una logica di divisione e di competizione che non appartiene al mondo dell’Ulivo. Oggi bisogna cominciare a parlare di Ulivo Mediterraneo. Perchè questa pianta è meravigliosa , e siamo solo noi che viviamo sulle sponde di questo mare che la possiamo coltivare .
Intorno alle sponde di questo mare che, in termini planetari è poco più che un laghetto, è nata la cultura dell’Ulivo, una immensa ricchezza che sta morendo perchè (parlo da olivicultore) siamo entrati in una logica di divisione geopolitica che non appartiene alla cultura millenaria dell’ulivo, ma piuttosto alla Vendola-chiede-aiutoEuropa-per-salvare-gli-ulivi-dalla-Xylellamolto più recente cultura fossile del petrolio che genera divisioni geopolitiche, guerre e distruzione. Le strategie economiche per l’olio di oliva non possono ispirarsi alle dinamiche competitive del petrolio, energia di divisione guerra e morte. L’ulivo è la base per una cultura della pace e della collaborazione fra i popoli. Per questo il piano olivicolo Mediterraneo non è solo una questione che riguarda l’agricoltura, ma riguarda anche e soprattutto le relazioni internazionali e la cultura dei popoli.
ARC: Insomma un piano Europeo per contrastare l’abbandono dell’olivicultura…
AG: Si, ma non solo Europeo, perchè l’abbandono dell’Ulivo non riguarda solo l’Italia o l’Europa ma tutte le sponde del mediterraneo. Per questo insisto che il piano sia negoziato a livello di tutti i paesi del Mediterraneo nei quali (e solo la) cresce l’ulivo. Stiamo parlando di due miliardi di piante che danno da vivere a 150 milioni di persone in Italia, Spagna, Grecia, Turchia, Libano, Israele, Egitto, Libia, Algeria Tunisia Marocco… Io stesso sono proprietario di una piccolissima parte di questo patrimonio mondiale, 150 mila piante. Ma noi olivicultori non riusciamo a far sentire la nostra voce per affermare queste semplici verità perchè siamo molto mal rappresentati dalle organizzazioni di categoria. Colpa nostra ovviamente. Non posso certo prendermela col destino cinico e baro. La politica dell’Ulivo non può essere la politica delle miserie, degli individualismi, dei nazionalismi e della guerra fra poveri. Bisogna creare sinergia fra tutti i produttori di olio di ulivo nel mediterraneo che devono cominciare a competere tutti insieme contro gli altri grassi da cucina sui mercati mondiali, e non a farsi la guerra fra di loro a suon di dazi.
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ARC: Quindi cosa pensi della questione dell’accordo con la Tunisia per l’olio d’oliva esen-dazio che si vota oggi al Parlamento Europeo e che ha tenuto banco nell’attualità italiana e europea degli ultimi mesi?
AG: Ecco, questa guerra fra poveri in nome dell’olio non mi appassiona affatto, anzi mi sembra la classica armi di distrazione di massa per alimentare l’ignoranza diffusa. Il problema dell’olio tunisino non esiste. Che vuoi che siano 35.000 tonnellate rispetto a tre milioni di tonnellate di olio prodotto nel Mediterraneo ogni anno? Niente! Un po’ più dell’1%. E’un modo per dimenticare il vero problema dell’olio e dell’agricoltura: la mancanza di una strategia mediterranea senza rendite immorali per pochi e redditi al di sotto della sussistenza per tanti. E fra le rendite immorali metto anche quanto denunciava recentemente la trasmissione TV di inchiesta “La Gabbia”, in merito a parassiti che dirigono i sindacati con remunerazioni di milioni di euro l’anno.
ARC: Certo, capi di sindacati che guadagnano milioni non sono un bell’esempio, ma che c’entra tutto ciò con il Piano olivicolo mediterraneo e con la polemica sull’olio tunisino?
AG: C’entra c’entra! Sono le associazioni di categoria che dovrebbero elaborare e promuovere l’idea del piano olivicolo Mediterraneo, invece alimentano questa falsa polemica contro l’olio tunisino per distogliere l’attenzione dei rappresentati dalla loro incapacità e avidità.
ARC: Va bene, ma torniamo al piano olivicolo Mediterraneo…
AG: Bisogna cominciare dai numeri. Il mercato dell’olio, come quello di qualunque prodotto agricolo non può più essere racchiuso in una dimensione nazionale. Non può più essere difeso con dazi e limiti di qualità e tracciabilità regionale…
ARC: Non capisco…sei contro la tracciabilità e le normative a tutela della qualità dell’origine dei prodotti tipo marchi DOP, DOC etc?
AG: Non ho detto questo. Sono elementi importanti a tutela dei consumatori ma vengono imposti a senso unico solo verso i produttori. Così mentre ce meniamo su chi è più o meno DOP,BIO, tracciabile etc, la maggior parte dei consumatori compra alimenti di filiera lunga confezionati industrialmente di qualità di gran ulivilunga inferiore quando non proprio scadenti… E allora la filosofia della tracciabilità diventa una gabbia in cui sono intrappolati solo i produttori virtuosi mentre l’industria agroalimentare di filiera lunga fa quello che vuole. Ci vuole una politica che unisca tutti i produttori di olio del Mediterrano che faccia valere la qualità complessiva dei prodotti freschi di stagione o trasformati localmente. Vale per tutti i prodotti agricoli,e in particolare dell’olio. Quei tre milioni di tonnellate di olio di oliva l’anno che si producono in tutto il Mediterraneo su scala globale possono aspirare a tre miliardi di consumatori. Questo è l’obiettivo che si deve prefiggere il piano mediterraneo per l’olio di oliva, a incrementare la domanda di olio oltre i tre milioni di tonnellate, creando ricchezza e benessere per tutti i produttori e per i popoli del mediterraneo. Tre milioni di tonnellate rappresentano il 0,5 o 0,6 % del mercato mondiale dei grassi alimentari. Alzare questa percentuale significa creare ricchezza per i popoli di tutto il Mediterraneo. E non è vero che l’olio tunisino sia di qualità inferiore, o abbia proprietà differenti. Ci sono diversi tipi di olio, in Tunisia come in Italia, e sta alla politica il compito di creare un mercato più ampio per tutti i produttori a discapito ad esempio del mondo dell’olio di palma,gli olii di semi lo strutto, il lardo, il burro e la margarina. Gli ulivi millenari sono arrivati fino a noi perchè producevano ricchezza per chi li curava. Se smettono di produrla quella ricchezza vengono abbandonati e muoiono di incuria, come nel caso della xylella.
ARC: Rimane il fatto che molti sono preoccupati di veder comparire quest’olio tunisino sui nostri mercati a prezzi inferiori…
AG: Ribadisco: è un falso problema. 35 mila tonnellate su tre milioni di tonnellate e su tre miliardi di consumatori, sono totalmente ininfluenti. Piuttosto che fare la guerra all’olio tunisino bisognerebbe unire tutti i popoli produttori e attrezzarli per strappare fette di mercato agli altri grassi da cucina. L’olio è un prodotto che, simbolicamente e anche materialmente unisce i popoli. Qui invece si mira a dividere l’olio di Brindisi da quello di Lecce, quello di Monopoli da quello di Ostuni in un campanilismo folle. Consideriamo che l’ulivo è un polmone verde nel Mediterraneo che distrugge CO2 e produce ossigeno, ma anche lavoro, e in definitiva pace. L’olio di oliva è il grasso da cucina più nobile e i consumatori vanno informati adeguatamente su questo in modo da permettere ai consumatori di scegliere in modo salutare. In questo senso fare la guerra alle 35 mila tonnellate di olio tunisino per non rinunciare a 35 milioni di euro di dazi (tutto qui l’aiuto che stiamo dando alla Tunisia) significa perdere di vista che si tratta di una cifra inferiore allo stipendio di un banchiere. L’Agricoltura è fondamentale per tutelare il territorio e il clima. Stabilizzare il settore dell’olio di oliva permette creare ricchezza e cultura localmente perchè crea un reddito per le famiglie e le aziende agricole al di qua e aldilà del Mediterraneo. Allarghiamo gli orizzonti. Non facciamoci condizionare dai grandi produttori di olio di semi, di soia, di grassi animali rinchiudendoci in una logica di guerra fra poveri, ma lanciamo un ponte sul mediterraneo perchè il nostro olio, simbolo di pace da sempre, conquisti nuovi mercati unendo popoli divisi da lingue culture e religioni, riparando ai danno fatti dalla civiltà e dalla cultura del petrolio. Il Parlamento Europeo, dopo essersi occupato dell’olio tunisino, cominci a elaborare un piano per tutta l’olivicoltura del Mediterraneo, in cui i produttori di olio di oliva vincano INSIEME la loro battaglia senza divisioni artificiali e guerre fra poveri.
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Per maggiori informazioni:
Voto su aiuto UE per la Tunisia: più importazioni di olio d’oliva “duty-free”, accordo sul libero commercio Per contribuire a rafforzare l’economia tunisina, duramente colpita nel 2015 da attacchi terroristici, i deputati discuteranno e voteranno la proposta di un piano di emergenza dell’UE per importare 70 mila tonnellate extra di olive tunisine “dutyfree” per il 2016 e il 2017. Le preoccupazioni espresse dalle regioni produttrici di olio d’oliva nell’UE hanno portato i deputati a proporre, tra le altre clausole di salvaguardia proposte, alcune “misure correttive” nel medio termine, qualora l’equilibrio del mercato UE venisse turbato e il settore venisse colpito duramente. Fra i paesi UE, l’Italia è uno dei maggiori importatori di olio d’oliva, come confermano sia i dati per il periodo 2014/2015, sia le stime per il 2015/2016. In particolare, le stime sulla produzione nazionale di olio d’oliva per il 2015/2016 parlano di 445.000 tonnellate, a fronte di un consumo stimato, per lo stesso periodo, di 592.794. In particolare, i deputati dovrebbero sottolineare che il piano d’emergenza deve essere limitato nel tempo e non costituire un precedente per i negoziati in corso tra l’Unione e la Tunisia sull’istituzione di una zona di libero scambio, e inserire un divieto di proroga di tali preferenze commerciali oltre il 2017. Negoziati su accordo di libero scambio con la Tunisia Proprio su tali negoziati, i deputati esprimeranno le proprie opinioni e chiederanno un accordo che contribuisca alla stabilità della Tunisia, al consolidamento della sua democrazia e al rilancio della sua economia, in una risoluzione separata. Entrambe le votazioni si terranno giovedì, a seguito del dibattito di mercoledì con il Commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmström. Dibattito: mercoledì 24 febbraio Votazione: giovedì 25 febbraio Procedura: codecisione (procedura legislativa ordinaria), prima lettura; dichiarazioni della Commissione seguite da dibattito (con risoluzione) Hashtag: #Tunisia #oliveoil Per maggiori informazioni • Progetto di risoluzione legislativa del parlamento europeo sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull’introduzione di misure commerciali autonome di emergenza a favore della Repubblica tunisina • Proposta di risoluzione del Parlamento europeo sull’avvio di negoziati per un accordo di libero scambio tra l’Unione europea e la Tunisia • Comunicato stampa dopo il voto in commissione (25/01/2016) (EN/FR) • Dati personali della relatrice Marielle de Sarnez (ALDE, FR) • Procedura (EN/FR) • Comunicato stampa della Commissione: l’Unione europea offre incremento delle esportazioni di olio di oliva alla Tunisia (EN/FR)