Nuovi scenari di Blue Economy per la sostenibilità economica delle imprese ittiche, il libro “La pesca e l’acquacoltura italiana tra sostenibilità e innovazione” di Gian Matteo Panunzi >>> Edizioni del faro
La pesca e l’acquacoltura italiane, nonostante gli sforzi dell’Unione Europea sono settori in crisi. A febbraio 2023 è stato pubblicato dalla Commissione europea l’Action Plan ovvero il “Piano di Azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente”. Documento nel quale, di fatto, si propone il phasing‑out di tutti gli attrezzi di cattura mobili che agiscono sul fondo, nella sostanza la “chiusura nel tempo” della pesca a strascico nelle aree marine protette. È chiaro che questa proposta non considera con realismo il nostro settore della pesca e in particolare lo strascico. Questa pubblicazione, che nasce dal lavoro di realizzazione del Programma 2023 della Unicoop Pesca, propone, rispetto a questo stato di fatto, delle proposte operative di miglioramento e d’innovazione del settore della pesca e dell’acquacoltura che rivolge direttamente agli operatori ittici e ai portatori d’interesse di questo complesso sistema. C’è urgente bisogno di tutelare la pesca Italiana di fronte alle scelte comunitarie anche attraverso la proposta di una “nuova governance del Mediterraneo” finalizzata a uniformare i comportamenti di tutti al rispetto dei principi internazionali di tutela ambientale. Operatori ittici comunitari e quelli provenienti da Paesi terzi insieme, accomunati dal rispetto delle stesse regole d’ingaggio alle risorse. L’unione tra imprese della pesca e conservazione dell’ambiente non deve apparire più un paradosso ma l’unico strumento per garantire sostenibilità e innovazione, attraverso una reale apertura ai pescatori da parte dei Ministeri dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Un nuovo patto che metta insieme a più livelli (centrale e territoriale) P.A., Ricerca e Produttori, mondi autonomi tra di loro e che ora dovranno integrarsi. Gli operatori ittici dovranno acquisire il ruolo di attori protagonisti e non più di comprimari nelle politiche nazionali e comunitarie di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Certo è chiaro che tutto questo dovrà essere realizzato da pescatori e acquacoltori consapevoli, formati, dotati di titoli di studio appropriati conseguiti in istituti tecnici specializzati. Senza queste competenze il problema dell’innovazione del settore rimarrà irrisolto.
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