Negli ultimi anni, un nuovo fenomeno ha preso d’assalto l’industria della moda, portando con sé un turbine di cambiamenti e una serie di preoccupazioni ambientali. L’ultra fast fashion, rappresentata principalmente dai giganti del settore come SHEIN e TEMU, ha rivoluzionato il modo in cui acquistiamo e indossiamo i nostri capi, ma a quale costo per il nostro Pianeta?
SHEIN e TEMU hanno ridefinito il concetto di velocità nella moda, presentando nuovi articoli quasi ogni giorno a prezzi incredibilmente bassi. Questo modello industriale accelera il ciclo tradizionale della moda, portando i capi dall’idea alla produzione e poi alla vendita in un tempo record.
Il lato oscuro di questa corsa all’ultra rapidità è l’enorme impatto ambientale che comporta. La produzione ininterrotta di nuovi capi spesso porta a un eccesso di produzione, con milioni di capi invenduti che finiscono in discarica. La rapida obsolescenza dei trend contribuisce ulteriormente alla generazione di rifiuti.
L’ultra fast fashion ha anche sollevato preoccupazioni sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche di produzione, spesso situate in paesi in via di sviluppo. La corsa per soddisfare la domanda continua a basso costo può portare a sfruttamento e mancanza di condizioni di lavoro dignitose.
I capi ultra fast fashion spesso utilizzano materiali economici e di bassa qualità che si deteriorano rapidamente. Questo ciclo di vita breve promuove un consumo eccessivo e contribuisce al problema più ampio dei rifiuti tessili.
Di fronte a tali sfide, ci sono crescenti chiamate per una maggiore sostenibilità nell’industria della moda. Le aziende sono incoraggiate a ridurre l’uso di materiali non sostenibili, a migliorare le condizioni di lavoro e ad adottare pratiche di produzione più etiche.
Sabrina Del Fico – 3 aprile 2024
Giornalista e Social Media Manager >>> Sabrina Del Fico | LinkedIn