Stefano Corsi, Commissione Ambiente e Energia dell’Ordine: “Vantaggi evidenti: ognuno può diventare un produttore di energia e in media si risparmia il 20% della bolletta. Bisogna però snellire le procedure”
Firenze, 27 marzo 2024. “Le comunità energetiche sono estremamente vantaggiose perché permettono a chiunque di diventare un produttore di energia, recuperare in parte o tutto il costo della bolletta ed eventualmente anche guadagnare. Ma le procedure per renderle operative sono spesso rese incerte e complesse a causa dell’eccessiva burocrazia italiana, che ne limita la diffusione. Per esempio, ancora, realizzare impianti fotovoltaici in alcune aree a vincolo paesaggistico è molto complicato”.
A dirlo è Stefano Corsi, coordinatore della commissione Ambiente e Energia dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, in vista del bando regionale che ad aprile darà il via a molti progetti di comunità energetiche, le associazioni in cui cittadini e altri soggetti possono diventare produttori e condividere energia rinnovabile.
“Queste comunità sono importanti – continua Corsi – perché favoriscono la generazione diffusa, un sistema di produzione dell’energia decentralizzato e sostenibile in cui il consumo è vicino al luogo di produzione. Le Comunità energetiche sono molto vantaggiose soprattutto per chi produce e consuma allo stesso tempo. Per esempio in una piccola comunità energetica che realizza un impianto fotovoltaico, un cittadino produttore e consumatore potrebbe trovare una riduzione del 10-20% della bolletta elettrica e un guadagno dalla produzione dell’impianto che consente di recuperare l’investimento iniziale in 5-10 anni e guadagnare per gli anni successivi. Si può anche accedere a forme di finanziamento, risparmiando l’investimento iniziale”.
“Al momento il grande limite che frena la nascita di comunità energetiche nel nostro paese è la burocrazia – continua Corsi – come i molti vincoli e incertezza che ad oggi limitano la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili. Costituire una Comunità Energetica richiede tempo già di per sé, per gli accordi da prendere tra i partecipanti, gli atti costitutivi e le adesioni. Tutto il procedimento si basa sul poter disporre di energia da condividere in tempi certi e questo non succede. Penso, per esempio, alle autorizzazioni che tra regolamento comunali, vincolo paesaggistico e norme regionali spesso richiedono mesi se non anni con esito dubbio; oppure alle procedure di allaccio che possono durare anche diversi mesi. Non a caso all’ultimo rilevamento in tutta Italia le Comunità Energetiche formalmente costituite erano solo 154. I semplici consumatori hanno vantaggi relativamente modesti che probabilmente non sono sufficienti a giustificare rischi e complicazioni amministrative. Per questo è importante incrementare il numero di soggetti che possiedono impianti rinnovabili, ma anche rendere più appetibile la partecipazione a tutti gli altri”.
“La diffusione delle Comunità energetiche è una necessità collettiva – conclude Corsi – ed è un passo molto importante verso la transizione energetica e la decarbonizzazione. Solo forme diffuse di produzione e utilizzo consentiranno al sistema elettrico di raggiungere gli obiettivi ambientali che ci siamo prefissati, e le procedure per rendere tutto questo possibile devono essere semplificate”.