L’artista ecologista ostunese Franco Farina, che realizza opere (che sono che sono anche quotate sul catalogo Bolaffi) con materiali di scarto, rifiuti e oggetti dismessi, dando loro nuova vita grazie a creatività e ingegno, terrà una mostra nel prestigioso Palazzo Brancaccio a Roma dal 17 novembre 2023 al 17 febbraio 2024.
La mostra è stata annunciata da “La Repubblica” con un articolo di Davide Carlucci che viene riprodotto nella sua integrità qui sotto per comodità di lettura.
San Francesco creato da materiali di scarto: da Ostuni a Roma l’opera ecologista dell’artista Franco Farina
“Un enorme San Francesco fatto di lamiere edili, scatole di caramelle, cioccolata o biscotti, lattine d’olio: l’opera dell’artista ostunese Franco Farina sarà ospitata a palazzo Brancaccio a Roma in una mostra interamente dedicata a lui nel mese di novembre. Nell’atrio dello spazio espositivo il santo di Assisi andrà incontro, come per abbracciarla, a Persefone, divinità degli Inferi: un’alleanza per salvare il pianeta tra due figure escatologiche centrali nella spiritualità occidentale.
Il poverello continua a essere soggetto di ispirazione per molti artisti, anche contemporanei – basti pensare al successo ottenuto a Londra questa estate dalla mostra “Saint Francis of Assisi” – e Farina non è l’unico artista pugliese a utilizzare materiale di recupero come fa Sergio Scarcelli con i rifiuti marini o il geniale Vincent Brunetti con le piastrelle a Guagnano. L’operazione di Farina, però, è programmaticamente orientata ad approfondire il senso dell’economia circolare: “Il Cantico di Frate Sole è un’opera che parla di ecologia – scrive – Francesco parla di sorella terra un po’ come ne parlano gli africani, per i quali lo spirito divino è nella natura”.
L’introduzione è affidata ad Angelo Consoli, seguace delle teorie dell’economista dell’idrogeno Jeremy Rifkin e presidente del Circolo europeo della terza rivoluzione industriale: “Come autorevolmente sostenuto da papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì, la cultura dello scarto è frutto di una visione del mondo che porta a disfarsi di cose, valori, legami e perfino persone una volta che sembrano aver esaurito la loro utilità. Farina dimostra come non solo le pratiche dell’economia circolare ma anche l’ingegno dell’uomo e il suo spirito creativo possano ridare nuova vita e valore a oggetti che erano stati condannati allo status di rifiuti dalla civiltà del consumo esasperato”.
L’artista di Ostuni nasce come antiquario e restauratore. Ma nel corso degli anni si è dedicato a una perlustrazione delle discariche che lo hanno portato a una vera e propria “santificazione” dei rifiuti. E così accanto a San Francesco nella sua mostra romana figureranno, ad esempio, l’Arcangelo Gabriele con i riccioli fatti di tappi di bottiglia, la Madonna con una gabbia di protezione per ventilatori trasformata in aureola, San Sebastiano trafitto da scarti d’arrotino e filo spinato. Tutti avvolti in un’atmosfera dove la consunzione dei materiali riesce a rievocare quel senso del soprannaturale che si ritrova nelle campiture dei pittori medievali.”
Davide Carlucci
La Repubblica – 3 ottobre 2023
(per l’originale del testo sul sito di Repubblica si veda: https://bari.repubblica.it/cronaca/2023/10/03/news/san_francesco_franco_farina_ostuni_mostra_brancaccio_roma-416584601/
Poi si può anche vedere questo articolo su OstuniNotizie
https://www.ostuninotizie.it/eventi-e-cultura/franco-farina-espone-a-roma-le-opere-ecologiste-dedicate-a-san-francesco-e-persefone/?fbclid=IwAR1ZXsWz0p2VVoZC0jpRD2Pym6XhuqhFXg0xeJQQtV7CNuv9HWPK1PVIn6I
Introduzione al catalogo della mostra “Gli occhi del mondo”
Vedere attraverso gli scARTI…
Come autorevolmente sostenuto da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’, la “cultura dello scarto” è frutto di una visione del mondo che porta a disfarsi di cose, valori, legami e perfino persone una volta che sembrano aver esaurito la loro utilità. Per combattere la cultura dello scarto, la Commissione ha approvato una strategia che spazia dalla riprogettazione contro l’obsolescenza programmata, alla riparabilità obbligatoria di apparati elettronici, alla riduzione e graduale eliminazione degli imballaggi, alla proibizione della plastica usa e getta, alla riduzione degli sprechi alimentari e idrici all’introduzione di un mercato delle materie prime seconde.
Una strategia avanzatissima, ma chiusa in un’ottica esclusivamente economica che trascura il contributo che artigiani ed artisti potrebbero offrire con la propria creatività per combattere la “cultura dello scarto”.
Eppure, sono anni che eco artigiani romani come Laura Buffa e Francesca Patania fanno lampade e gioielli con bottiglie di plastica raccolte sulla spiaggia, borse con vecchi libri e tappezzeria, utensili da cucina con vecchi barattoli, mentre in Puglia artiste come Daniela Verdesca-Zain o Francesca Versienti fanno borse con vecchi vinili e suppellettili con contenitori e imballaggi.
E sempre in Puglia, l’artista ostunese Franco Farina, utilizza materia sottratta alla discarica conferendole un nuovo valore non solo artistico, ma anche materiale e perfino economico.
Con la sua prima mostra nella prestigiosa cornice di Palazzo Brancaccio a Roma, Franco Farina dimostra come non solo le pratiche dell’economia circolare, ma anche l’ingegno dell’uomo e il suo spirito creativo, possano ridare nuova vita e nuovo valore a oggetti che erano stati condannati allo status di rifiuti dalla civiltà del consumo esasperato e, appunto, dalla “cultura dello scarto”.
L’arte di Franco Farina è particolarmente e provocatoria perché riempie di bellezza quello che la società ha rifiutato, conferendo nuovo valore alla materia, facendo diventare “Arte” quelli che sono comunemente considerati “scarti”, e trasportando lo spettatore in una nuova dimensione in cui si guarda una vecchia lamiera ma si vede San Francesco, si guardano tappi di bottiglia ma si vedono i riccioli dell’Arcangelo Gabriele, si guarda una gabbia di protezione per ventilatori ma si vede l’aureola della Vergine Maria.
E improvvisamente da Roma, sale il messaggio sovversivo che la bruttezza non esiste se non nella nostra mente…
Angelo Consoli, presidente Cetri-Tires