Si è svolto a Roma il convegno organizzato dal WWF e da Marevivo per proteggere e valorizzare il mare e le aree marine protette in Italia.
WWF e Marevivo, anche con un documento presentato nel corso dell’incontro, hanno sottolineato come l’attuale sistema veda le Aree Protette relegate ad una sorta di Serie B con strumenti e ruolo per diversi rispetto a quelli garantiti alle aree protette terrestri.
L’incontro si è focalizzato su temi riguardanti il ruolo delle Aree Protette, dando voce alle Istituzioni che sono protagoniste di questa sfida e a cui le Associazioni hanno chiesto di illustrare quello che in concreto si sta facendo per perseguirla in modo corretto.
Hanno partecipato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin al Ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare Nello Musumeci e dal Presidente della Commissione Agricoltura e Turismo del Senato Luca De Carlo (questi ultimi due protagonisti di una sessione moderata dal direttore di Green&Blue di Repubblica Riccardo Luna), dal Presidente dell’ISPRA Stefano Laporta al Comandante Generale delle Capitanerie di Porto Nicola Carlone, dal Generale dei Carabinieri Forestali Raffaele Manicone al Presidente di Federpachi Giampiero Sammuri, da molti Direttori di Aree Marine Protette ai tecnici di WWF e Marevivo, i professori Carlo Blasi, Direttore scientifico Centro di Ricerca Interuniversitario Biodiversità, Servizi Ecosistemici e Sostenibilità e Carlo Alberto Graziani, Presidente Gruppo di San Rossore, gli interventi hanno sottolineato come l’obiettivo comunitario della tutela estesa al 30% del territorio e del mare rivesta anche un’importante opportunità di carattere economico e di funzionalità rispetto al contrasto al cambiamento climatico.
Nonostante sia un importante provvedimento dell’Europa e uno dei target fondamentali su cui i governi europei dovranno lavorare per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio protetto entro il 2030 la Strategia europea per la Biodiversità continua ad essere un oggetto misterioso per l’opinione pubblica italiana. In un recentissimo sondaggio realizzato da EMG per il centro Studi del WWF Italia, illustrato dall’Amministratore delegato e Partner di EMG Different Riccardo Masia nel corso dell’incontro, infatti, l’90% dei cittadini non è a conoscenza del fatto che l’Unione europea ha varato una strategia per arrivare entro il 2030 al 30% di territorio e mare protetto di tutta Europa. Inoltre, l’86% dei cittadini dice di non essere a conoscenza della riforma costituzionale del 2022 che ha modificato gli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione inserendo all’interno dei principi generali della Carta la tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
Le Associazioni, quindi, hanno presentato una serie di punti ritenuti essenziali per rafforzare la tutela a mare: l’adozione di criteri di valutazione che permettano di misurare l’efficacia di gestione di ogni singola area marina protetta, l’insufficienza degli stanziamenti e del personale a queste preposto, il rafforzamento della sorveglianza, l’estensione delle superfici protette attraverso riperimetrazioni, nuove istituzioni anche off shore, l’annessione ai parchi costieri di aree a mare. Il sistema Aree Marine Protette ha evidenziato secondo le Associazioni evidenti limiti di gestione ed è per questo che viene richiesto coraggio per immaginare anche nuove forme di governance sia come coordinamento ed omogeneità dei criteri di gestione sia come istituzione di veri e propri Parchi Marini per le realtà più estese.
La sessione dedicata alle aree protette terrestri ha evidenziato come concetti quali “sistema” (il sistema delle aree protette) o come “rete” (Rete Natura 2000) imporrebbero una visione d’insieme ed una gestione più coerente, coordinata e sinergica. Considerare le aree sottoposte a vincoli ambientali come ‘isole’ è un errore noto e ad oggi tutt’altro che risolto.
Pur in un contesto generale di risultati positivi comunque raggiunti, esistono una serie di problematiche che si trascinano sino dalle prime applicazioni della Legge Quadro sulle aree protette (che risale al 91), altre sono poi subentrate con modifiche a questa apportate. Anche in questo caso WWF e Marevivo indicano una serie di punti caldi: la classificazione delle aree protette è stata incoerente e disomogenea, la previsione di parco ancora inapplicata per alcune importanti aree prioritarie di pregio, le procedure di pianificazione sono troppo lunghe e lente, la frammentazione di gestione tra Enti Parco e Carabinieri Forestali riguardo aree demaniali e riserve naturali dello Stato, difficoltà d’istituzione delle aree contigue. Le Associazioni poi segnalano come rispetto all’impostazione originaria della norma ci sia state modifiche della governance dei Parchi Nazionali che hanno portato le aree protette sotto una maggiore influenza degli enti locali indebolendo il ruolo e le competenze inderogabili e quindi obbligatorie dello Stato in materia di conservazione della natura.
Per raggiungere un obiettivo tanto ambizioso, di promuovere la protezione di almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030, è importante lavorare insieme. Per questo Marevivo è parte della Campagna “30×30” Italia lanciata da Worldrise Onlus, che conta l’adesione di oltre 50 associazioni di tutela ambientale, collabora con esperti ed istituzioni e ha sensibilizzato centinaia di migliaia di persone sull’importanza delle Aree Marine Protette.
L’evento può essere rivisto a questo link: